IPERTENSIONE ARTERIOSA
L’ipertensione arteriosa, definita come un aumento dei valori della pressione arteriosa rispetto alla normalità, è la più comune causa di visite ambulatoriali nella popolazione adulta. Colpisce 13 milioni di italiani e ben 600-800 milioni di persone nel mondo. Questa malattia è responsabile del 13% di tutti i decessi nel mondo (dati Oms 2003) ma, in molti casi, è diagnosticata tardi e non adeguatamente trattata. Solo poco più di 2 italiani su 10, ipertesi, si curano e sono sotto controllo, mentre si stima che tra il 50 e l’80% degli ipertesi nel mondo non segua le terapie consigliate. Secondo le linee guida del JNC 7 (Joint National Committee) statunitense, la pressione arteriosa viene così? classificata:
Pressione arteriosa normale: sistolica <120 mmHg e diastolica <80
Preipertensione: sistolica 120-139 o diastolica 80-89
Ipertensione:
Stadio 1: sistolica 140-159 o diastolica 90-99
Stadio 2: sistolica > o =160 o diastolica > o =100
I valori misurati debbono rappresentare la media di due o più rilevazioni in occasione di visite ripetute. La pressione alta o ipertensione arteriosa di solito si presenta senza alcun sintomo, e può colpire senza preavviso. E’ un killer silenzioso e può causare malattie molto gravi come ictus cerebrale, infarto del miocardio, insufficienza cardiaca, insufficienza renale e cecità. La frequenza con cui si manifesta l’ipertensione è proporzionale all’età; si calcola che circa il 20-30 % della popolazione è affetta da questa patologia, che affligge circa il 50% degli individui di età superiore ai 65 anni. Si calcola che solo un terzo dei pazienti ipertesi hanno la pressione sotto controllo, definita come valori inferiori a 140/90 mmHg. Un individuo ad alto rischio presenta spesso in associazione altri fattori di rischio: fumo di sigaretta, soprappeso, vita stressante, spesso sedentaria, abuso di cibi fritti, salati e grassi, con valori di colesterolo, trigliceridi e glicemia alterati. Il primo passo è una misurazione regolare della pressione che può essere ormai eseguita in farmacia, dal medico curante, presso il proprio lavoro, oppure domiciliarmene, con le numerose apparecchiature ormai a disposizione (sfigmomanometri).
Esistono delle variazioni fisiologiche dei valori pressori legate alle diverse attività e alle diverse condizioni di stress o ambientali della vita quotidiana. Per controllare la pressione arteriosa è importante modificare lo stile di vita sia agendo sui fattori di rischio associati, sia migliorando la compliance dell’individuo iperteso nei confronti di un’eventuale terapia farmacologica. Innanzitutto va praticata una attività fisica adeguata: camminare, andare in bicicletta, nuotare, e persino ballare possono essere molto utili. Deve essere controllato il peso e l’alimentazione. Una adeguata dieta può ridurre i valori di pressione ed anche i farmaci da assumere. Nell’alimentazione occorre ridurre il sale, favorendo l’utilizzo di spezie ed erbe aromatiche. Particolare attenzione va posta al sale nascosto nei cibi (sodio, bicarbonato di sodio, glutammato monosodico, ecc), per questo occorre leggere attentamente le etichette e prediligere cibi freschi. Il caffè non deve essere completamente escluso, ma assunto con moderazione (2 /die), come il tè ed altre bevande contenenti caffeina. Smettere di fumare. Il fumo provoca una vasocostrizione delle arterie con conseguente rialzo dei valori di pressione. Abbandonando il fumo, si riduce il rischio e si riducono i valori pressori. Ridurre lo stress. Una situazione lavorativa o interpersonale stressante e continua porta ad aumenti dei valori della pressione arteriosa. Non è possibile, nell’attuale società e con gli attuali ritmi di vita, eliminare completamente lo stress. Occorre però concedersi delle pause, cercare mediante facili esercizi di rilassamento di ridurre il grado di stress, e ricordare che l’esercizio fisico è un ottimo strumento per ridurre la tensione dopo una giornata particolarmente pesante. Se vengono prescritti dei farmaci occorre innanzitutto farsi spiegare dal medico che li ha prescritti i benefici ed eventuali effetti indesiderati: ormai le categorie di farmaci per curare l’ipertensione sono numerose, pertanto cambiare farmaco o modificarne il dosaggio rientra nella corretta terapia farmacologica. Non vanno assunte terapie consigliate dai vicini o dagli amici: alcuni farmaci sono controindicati in presenza di altre patologie e c’è il rischio di causare problemi che possono portare ad un ricovero ospedaliero. In presenza di effetti indesiderati o di un non adeguato controllo dei valori di pressione arteriosa occorre contattare il medico, non sospendendo senza motivo la terapia. Questo, infatti, comporta in alcuni casi, bruschi rialzi dei valori di pressione arteriosa che possono risultare molto pericolosi. Il controllo ottimale della pressione arteriosa è quello che definito dai seguenti parametri:
Valori pressori inferiori a 140/90 mmHg nel soggetto arteriosa non complicata.
Valori pressori inferiori a 130/85 mmHg nel soggetto con patologia cardiovascolare clinicamente evidente, diabete mellito o insufficienza renale.
Valori pressori inferiori a 125/75 mmHg nel soggetto iperteso con insufficienza renale e proteinuria superiore a 1 g/24 ore.
Nei pazienti che restano al di sopra di questi limiti di sicurezza nonostante l’adesione ad un regime terapeutico tri-farmacologico comprendente un diuretico ed una dose quasi massimale di farmaci, la situazione clinica deve essere riesaminata. Infatti, molti pazienti con ipertensione arteriosa resistente hanno in realtà valori pressori normali al monitoraggio ambulatoriale o alla rilevazione domiciliare, non necessitando quindi di ulteriori farmaci.
Curare l’ipertensione, tenendo sotto controllo la pressione, significa evitare gravi malattie cardiovascolari. In altri termini, si preverrebbero ictus, scompenso cardiaco ed infarto. Sono le più recenti stime questa patologia è in crescita nel nostro Paese: fino a quattro anni fa, gli ipertesi erano circa il 21% della popolazione, mentre oggi sfiorano il 38%, contro il 44% della media europea, il 54% della Germania e il 30% degli Stati Uniti. Un quadro aggravato ulteriormente dal fatto che l’ipertensione non e’ quasi mai una malattia solitaria e spesso si accompagna ad altri fattori di rischio cardiovascolari come diabete o alti livelli di colesterolo. La terapia, in questi casi, e’ fondamentale: la riduzione dei valori pressori abbassa, infatti, del 40% il rischio di sviluppare ictus e del 25% quello di sviluppare infarto.